L’Europa cambia marcia sul tema dello smaltimento dei rifiuti. In agenda, infatti, c’è l’attuazione di una roadmap strategica che prevede da una parte giocare la carta del Green Deal - con i suoi 1.000 miliardi di euro di investimenti sostenibili previsti per i prossimi dieci anni - e dall’altra il Piano d’Azione per l’Economia Circolare.
In vista dei nuovi obiettivi ambientali pianificati in questi due colossali progetti, i legislatori europei sono stati costretti a operare delle modifiche alla Direttiva quadro 2008/98/CE attraverso la Direttiva 2018/851 sullo smaltimento e gestione dei rifiuti. La corsa per la riduzione delle emissioni ha spinto verso l’obiettivo generale di riorientare le economie degli stati membri su un cambio di rotta più radicale in tema di sostenibilità ambientale, specie in settori critici come alimentare, tessile, costruzioni: quelli oggi a più alto impatto.
Trattandosi di comparti industriali trainanti anche per l’economia italiana, è bene fare chiarezza sulle conseguenze che la revisione della direttiva avrà per le imprese operanti in questi settori ad altissima intensità di risorse. Per questo risulta particolarmente pressante per le aziende radicate sul nostro territorio rivedere gli obiettivi di riduzione dell’impatto ambientale al fine di raggiungere una gestione più sostenibile dei rifiuti e garantire una transizione verso un’economia circolare fondata sul riciclo e sul riuso di modo che i rifiuti
finiscano di essere considerati tali a conclusione del loro ciclo di vita.
Tessile: gestione rifiuti da riscrivere
Il tessile il settore al centro dell’attenzione di questa modifica alla direttiva quadro sulla gestione rifiuti dal momento che, secondo uno studio del Centro comune di ricerca (JRC) (pagina 2) citato dalla stessa Commissione Europea, circa il 78% dei rifiuti tessili non è soggetto alla raccolta differenziata. Un dato che contrasta enormemente con quello sulla raccolta differenziata nazionale che, stando ai dati riportati dall’Ispra supera il 65%, posizionando l’Italia tra le prime economie europee per tasso di riciclo. Il riciclaggio dei rifiuti urbani si attesta al 49,2%, dato vicino, ma non ancora sufficiente per raggiungere l’obiettivo del 50% previsto dalla normativa europea.
Per quanto riguarda il tessile invece, questa mancanza di visione operativa sulla gestione e smaltimento dei rifiuti rischia di generare non solo eccessive emissioni di gas a effetto serra, ma aumentare in modo significativo il consumo di acqua, di inquinamento e uso del suolo. Basti pensare che per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrono 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo, secondo i dati diffusi dall’Europarlamento.
Direttiva quadro 2008/98 sulla gestione dei rifiuti: cosa prevede
Con la modifica alla direttiva quadro 2008/98 l’UE mira così a trasformare i modelli di produzione e consumo attuali delle imprese, mettendo al centro una gestione più razionale delle risorse e una più ottimizzata dei rifiuti. Il tutto attraverso un approccio più sistemico e integrato, individuando nell'uso di nuove tecnologie uno strumento di intervento. Di seguito troviamo gli obiettivi prioritari di questa modifica della normativa quadro.
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Economia circolare: l’intento è di includere forme di recupero diverse dall’energia, come il riutilizzo, il riciclaggio e il riempimento. Questi nuovi processi avranno l’obiettivo di trasformare i rifiuti in materie prime secondarie per costruzioni.
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Responsabilità estesa del produttore: i produttori dovranno finanziare o gestire la fase di smaltimento dei loro prodotti, includendo raccolta, riciclo e prevenzione dei rifiuti, adempiendo a questi obblighi individualmente o collettivamente. Attraverso la digitalizzazione questo processo potrà essere gestito con più agilità permettendo di individuare quali soggetti sono coinvolti e quali obblighi legislativi devono rispettare.
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Digitalizzazione: attraverso il monitoraggio di un sistema elettronico di tracciabilità si promuove l’uso di strumenti digitali per migliorare il ciclo dei rifiuti e la comunicazione tra i soggetti coinvolti nella catena del riciclaggio. Uno scambio di dati più fluido ed efficace e una migliore visibilità delle informazioni permetterà un efficientamento di tutto il processo di gestione.
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Raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi: per ridurre la presenza di sostanze pericolose in tutti i materiali e i prodotti, sarà necessario un sistema che garantisca piena visibilità sulle informazioni relative alla presenza di sostanze pericolose e in particolare di sostanze “estremamente preoccupanti” durante il loro intero ciclo di vita.
La direttiva stabilisce che gli stati membri dovranno implementare ‘misure concrete’, fissando obiettivi che si dovranno raggiungere entro il 2030. Ciò significa che già dal 2025 è necessario procedere allo smaltimento dei rifiuti secondo le nuove linee guida dettate da Bruxelles.
I primi passi da fare per la nuova gestione rifiuti
Le organizzazioni coinvolte nella filiera dello smaltimento e gestione dei rifiuti dovranno innanzitutto aggiornare i propri processi per collaborare in modo più sincronizzato e promuovere la tracciabilità real time delle operazioni. Ciò significa implementare sistemi facili da usare per coinvolgere fornitori e clienti in un percorso di sostenibilità condivisa, rendendo fruibili e interoperabili informazioni su fatturazione, gestione dei materiali, manutenzione degli impianti, gestione delle risorse. Nonché per comunicare in modo trasparente e informare le parti interessate sugli sforzi compiuti in materia di sostenibilità.
Grazie ad applicativi dedicati alla gestione rifiuti sarà possibile infatti eseguire da un’unica piattaforma analisi previsionali e simulazioni sulle operations e programmare la pianificazione dei servizi di raccolta attraverso un continuo monitoraggio degli indicatori di processo. La gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti in modalità digitale ha lo scopo di ottimizzare i processi operativi quotidiani e automatizzare l’assegnazione di risorse dedicate a ogni ordine di smaltimento.
Tempi per adeguarsi alla modifica della normativa
Le nuove soluzioni tecnologiche permettono di allinearsi prima e meglio alla direttiva europea che prevede un miglioramento di tutte quelle pratiche, comprese quelle di gestione digitale, che permettono di riciclare una più ampia varietà possibile di materiali. In questo scenario, l’ottimizzazione del processo di riciclo, coadiuvato dalle soluzioni più innovative di gestione, contribuirà a generare nuove materie prime. Per raggiungere un obiettivo di tale portata però servono non solo i fondi, ma anche gli strumenti, specialmente per le piccole e medie imprese. In questo senso lo sviluppo e l’adozione di tecnologie all’avanguardia è cruciale.
I tempi di attuazione per recepire la nuova normativa quadro stringono. A partire dal 2025 infatti, si inizierà con i rifiuti tessili e calzaturieri, che devono essere raccolti separatamente rispetto agli altri, come carta, plastica o vetro, al fine di preservare il loro possibile riuso e migliorare la qualità del riciclo in generale. L’Agenda ONU 2030 impone agli Stati membri di ridurre i rifiuti alimentari a livello del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030.
Servono dunque cambiamenti rapidi e strutturali nel modo in cui la gestione dei rifiuti viene ad oggi programmata e gestita. Ecco che a questo scopo i sistemi di gestione integrata del dato saranno necessari agli operatori di settore per ottimizzare i loro processi e per attestare i nuovi requisiti sulla ‘responsabilità estesa’. Grazie a questi applicativi è possibile raccogliere molti più dati sulla gestione del ciclo di vita del prodotto e monitorare il riutilizzo e il riciclo secondo le logiche dell’economia circolare.